La Repubblica Napoletana del 1799 cambiò le sorti della Certosa di San Martino poiché i frati, accusati di simpatie repubblicane, furono allontanati dal monastero che successivamente, all’indomani dell’Unità d’Italia, fu definitivamente soppresso. Quando nel 1866 divenne Monumento Nazionale, il suo direttore, Giuseppe Fiorelli, lo trasformò nel “Museo storico” della città e del Regno di Napoli”.
Da tutte le zone del territorio campano cominciò ad arrivare ogni sorta di valida testimonianza della storia di Napoli e del suo patrimonio artistico che venne ampliato in seguito da donazioni private e di enti pubblici, ma purtroppo il Museo non era molto visitato. La gente saliva fin su San Martino, si godeva il panorama mozzafiato, guardava distrattamente il maestoso Castel Sant’Elmo, ma non era attratta minimamente dalle sale del Museo. Poi nel 1877 ci fu la svolta perché un certo cavalier Michele Cuciniello, commediografo di scarsa fortuna ma molto benestante di famiglia, decise di donare il suo presepe al Museo di San Martino. L’unico compromesso a cui si dovette scendere pur di avere questo presepe fu quello di creare nell’ambito del museo una scenografia di gusto settecentesco che facesse da sfondo alla sua collezione. Egli donò al Museo non meno di 300 pezzi. Da quel momento in poi le persone si recarono sempre più assiduamente al Museo per vedere principalmente questo straordinario presepe.
Il Presepe Cuciniello
Il Presepe Cuciniello rappresentava tre scene famose riprese dai Vangeli: San Giuseppe e la Madonna che chiedono accoglienza a un oste che poi è stata loro negata, la nascita di Gesù nella grotta che però, secondo il pensiero neoclassico del tempo, è sostanziata in un tempo pagano, e l’annuncio dei pastori e dei re Magi con i rispettivi cortei. Il plastico fu portato a termine nel 1879 e venne esibito al pubblico per la prima volta nel Natale del 1880. Sulla scia di Cuciniello Molti seguirono l’esempio di Cuciniello e sul finire dell’Ottocento arrivarono a San Martino altri presepi. Nel 1910 per diritto di prelazione furono acquisiti 50 pezzi di grandissimo valore: statuine di Giuseppe Sanmartino, di Giuseppe Gori e di Lorenzo Mosca. In questo stesso periodo arrivò al Museo, come lascito testamentario, un pregiato presepe di ben cinquanta pezzi che era di proprietà della famiglia Ricciardi. Tale presepe fu posto in una bacheca ma purtroppo 10 anni dopo venne rubato. Nel 1973 vi fu però un’altra preziosa donazione: l’avvocato Pasquale Perrone offrì al Museo di San Martino le statuine presepiali che aveva ereditato da Antonio Perrone, uno dei più grandi collezionisti di presepi del mondo.
La sezione navale
Dopo una chiusura di circa 30 anni a causa degli ambienti inagibili, la sezione Navale ha riaperto i battenti nel maggio 2008.La collezione esposta è molto varia ed è frutto della cessione di parte del patrimonio della Real Marina al Ministero per la Pubblica Istruzione. La nuova esposizione fa riferimento a tre grandi imbarcazioni: la Lancia a ventiquattro remi, il Caicco turco e la Lancia di Umberto.
La Collezione Alisio
La collezione Alisio è una delle più importanti collezioni italiane private dedicate al vedutismo, iniziata da Maurizio Alisio e da sua moglie Isabella intorno al 1925, fu continuata dal figlio Giancarlo, appassionato della realtà urbanistica napoletana, e insieme alle sorelle Alma e Giovanna, ne fece dono allo Stato nel 2001. La collezione segue il percorso di cambiamento della città di Napoli nel corso dei secoli.
Il Gabinetto dei disegni e delle stampe
Con i suoi circa 16000 fogli costituisce un notevole patrimonio grafico proveniente da varie collezioni. Di particolare rilievo sono i disegni di architettura di Vanvitelli e di Antonio Niccolini, i disegni di figura dei secoli XVII e XVIII e quelli di veduta di Giacinto Gigante e della cosiddetta Scuola di Posillipo.
I sotterranei gotici
I sotterranei includono una sezione organica di sculture e materiali lapidei provenienti in gran parte dal territorio cittadino, a partire dai lavori di Risanamento di fine Ottocento, inclusi a vario titolo nelle collezioni museali. Questa sezione offre un quadro significativo e piuttosto completo della produzione plastica meridionale dal Medioevo all’Età Moderna.
La Spezieria dei Monaci
In questa Spezieria venivano praticate le cure mediche non solo nei confronti della comunità convenutale, come imponeva la Regola, ma anche del pubblico esterno. Nel 1699 Paolo De Matteis realizzò nella volta della Farmacia l’affresco che ritrae San Bruno che mette una buona parola con la Vergine per salvaguardare l’umanità inferma.
Ottocento napoletano
Questa collezione documenta la vita e le vicende storiche di Napoli e del Mezzogiornograzie anche alle importanti acquisizioni che hanno reso la raccolta più ricca come le Marie al Calvario di Domenico Morelli, i paesaggi di Teodoro Duclére e Giacinto Gigante, Pastorelli d’Abruzzo di Michetti, il Prevetariello di Antonio Mancini. Tra le altre donazioni spiccano quelle di Paolo Ricci (1978-79) e di Giuseppe Serpone del 1980.
La sezione teatrale
La sezione dedicata al teatro ideata nel 1901 è una preziosa fonte per la ricerca sulle rappresentazioni musicali e di prosa dal Settecento al Novecento. Qui sono raccolti ricordi e curiosità della grande tradizione del teatro napoletano: dalle scenografie teatrali dell’architetto neoclassico Antonio Niccolini alla maschera di Pulcinella, dagli schizzi per la facciata ed i sipari del Teatro San Carlo ai ritratti dei protagonisti della musica e delle scene, come i due particolari busti raffiguranti Raffaele Viviani, uno di Vincenzo Gemito e l’altro di Saverio Gatto.
Nel quartiere Vomero, nella parte alta di Napoli.
Metropolitana Linea 1 fermata piazza Cavour, poi cambio con la Metropolitana Collinare linea 2 fermata Piazza Vanvitelli e prendere l’autobus V1 fino a largo San Martino.
Dal centro storico, funicolari per il Vomero e poi a piedi o autobus V1
Aperto tutti i giorni dalle ore 08:30 alle ore 19:30, eccetto il mercoledì.
€ 6.00.