Cosa fare e vedere ad Alberobello

Il borgo di Alberobello in Puglia: monumenti, chiese, cosa mangiare e altre informazioni utili per visitare il paese dei trulli famoso in tutto il mondo.

La visita di Alberobello dovrebbe iniziare dal Belvedere che si trova sulle scalinate di Piazza del Popolo. Da qui si può ammirare, in tutta la sua singolarità, questo insieme architettonico unico al mondo: più di 1000 trulli del Rione Monti allineati in leggera salita fino a formare un villaggio che sa di antico. A guardarli così splendidamente belli, bianchi dai tetti scuri, ci si chiede come e perché gli uomini abbiano deciso di costruire in questo modo e perché sia successo solo qui, in questa parte di Puglia. La risposta è semplice: per non pagare le tasse.

Un po' di storia di Alberobello

Nel 1400 il Regno di Napoli impone la “Prammatica De Baronibus“, un editto che obbligava i signori locali a pagare un tributo molto pesante per ogni paese di nuova costruzione. I conti di Conversano D’Acquaviva D’Aragona, che erano i proprietario del territorio su cui sorge oggi Alberobello, non avevano alcuna intenzione di pagare. Quindi imposero ai contadini di costruire abitazioni a secco, cioè senza collante tra le pietre. In questo modo sfuggivano alla tassa perché le abitazioni venivano considerate come temporanee. Una costruzione che si smonta facilmente ma che deve essere comunque stabile trova nella forma rotonda con una cupola la sua realizzazione più semplice e duratura. Nascono così i trulli.

Il Rione Monti

Più di 1000 trulli allineati lungo 15 vie formano questo complesso unico al mondo tutelato dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Purtroppo oggi il Rione Monti è attraversato da un flusso turistico senza sosta e si è trasformato in un grande mercato di souvenir non sempre artigianali. Resta comunque un luogo di un fascino straordinario in cui resistono alcune testimonianza della vita contadina nei trulli. Sono da visitare i Trulli Siamesi, la Casa Trullo e la Chiesa a trullo.

Rione Monti Alberobello
Rione Monti Alberobello

I trulli siamesi

I Trulli Siamesi
I Trulli Siamesi

Salendo per il Rione Monti lungo la scalinata di via Monte Nero si incontrano due trulli uniti da uno stesso tetto. Sono i Trulli siamesi, antichissima costruzione di Alberobello rimasta praticamente intatta nei secoli. Secondo la leggenda i trulli siamesi erano abitati da due fratelli. Il maggiore doveva sposare una ragazza che però era follemente innamorata del fratello minore. Per un po’ di tempo i tre convissero nello stesso trullo ma quando il fratello accecato di gelosia mandò via la coppia, il trullo fu diviso in due e fu costruito un altro uscio d’ingresso su via Pasubio (alle spalle). Oggi nei Trulli siamesi c’è un negozietto di souvenir. Di fronte c’è un trullo abitato da una vecchia signora che per un’offerta libera permette di visitare un trullo ancora abitato e arredato.

La chiesa a trullo

La chiesa a trullo
La chiesa a trullo

Alla fine del Rione Monti c’è una caratteristica Chiesa a Trullo. Fu costruita nel 1927 ed è dedicata a Sant’Antonio da Padova di cui ospita una reliquia. Non è eccezionalmente bella ma ha l’interno a croce greca e una cupola alta 21 metri che riprende le tipiche forme dei trulli vicini. 

Il rione Aia Piccola

Il Rione Aia Piccola (Foto comune di Alberobello)

A sinistra del Belvedere si dispiega un’altra piccola “foresta di trulli”. E’ il rione Aia Piccola, meno turistico e più autentico di quello Monti. Il nome rievoca l’antica usanza di battere il grano nella piazza del borgo, chiamata “piccola” per distinguerla dalla vicina piazza delle Erbe. Nel rione ci sono circa 400 trulli e 1.300 abitanti con poche botteghe di souvenir e molta vita di paese. Da non perdere nel periodo natalizio il suggestivo Presepe Vivente. In questo rione ci sono il Museo dell’Olio e quello del Territorio che raccontano secoli di vita contadina e agricoltura ad Alberobello e dintorni.

Il Trullo Sovrano

Il Trullo Sovrano
Il Trullo Sovrano

Il più grande trullo di Alberobello si trova fuori dalla zona monumentale proprio dietro la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Per la sua grandezza è chiamato da tutti Trullo Sovrano anche se il vero nome fino al 1916 è stato Corte di papa Cataldo. Edificato come dimora del sacerdote Cataldo Perta (1744-1809), rappresentava una specie di borghetto con intorno i trulli in cui abitavano i dipendenti. Il Trullo Sovrano ha svolto nel corso dei secoli il ruolo di spezieria, cappella, oratorio. Il Trullo Sovrano è una costruzione particolare non solo per la grandezza ma anche per la tecnica architettonica usata. E’ l’unico con un doppio piano raggiungibile con una scala ed è stato costruito usando la malta per legare le pietre.

Informazioni per la visita al Trullo Sovrano

Orari di apertura: tutti i giorni
10:00 – 13:15 / 15:30 – 18:00 (Novembre – Marzo)
10:00 – 13:15 / 15:30 – 19:00 (Aprile – Ottobre)
Costo del biglietto: 1,50 €

Cosa mangiare ad Alberobello

Siamo a metà strada tra il mare di Bari e quello di Taranto, intorno c’e la Murgia e la Basilicata non è distante. Quindi mare e terra convivono pacificamente nei piatti tipici locali, anche se l’avanzata del turismo di massa sta standardizzando troppo velocemente l’offerta dei ristoranti locali. La cucina di Alberobello è figlia della secolare povertà contadina e della conseguente scelta di ingredienti locali offerti dalla campagna circostante. Il grano fornisce le orecchiette e i cavatiedd’ (cavatelli) conditi con pomodoro e cacioricotta, cime di rape, aglio, alici e molliche fritte). Da assaggiare cr´sciàul (lasagna col ragù di baccalà) i frciedd’e (fricielli) e i capunti (orecchiette lunghe). Per i secondi si usano soprattutto carni bianche e la specialità sono le “brasciole” (bracione) con pecorino, aglio o cipolla e prezzemolo.
Non mancano i piatti a base di fegato e di interiora di agnello. Tra le verdure e legumi, le fave sono protagoniste insieme alle cicorielle selvatiche, cipolla rossa, peperoni fritti, cardi stufati e carciofi viola. Dal mare arrivano le cozze fritte o fatte con patate e riso. Si accompagna tutto con le focacce e non ci sono molti dolci perché i contadini non se li potevano permettere!